STUDI – Transizione 4.0 spinge il recupero per investimenti in macchinari, +3,5% in I trimestre 2021, più che doppio vs. +1,5% Ue

Le aspettative delle imprese sono orientate ad un generalizzato miglioramento, con l’indice del clima di fiducia delle imprese che a giugno 2021 segna un ulteriore progresso, proseguendo il percorso positivo iniziato a dicembre 2020. Il miglioramento della attese sostiene gli investimenti che nel primo trimestre salgono del 3,7%: al buon andamento nelle costruzioni si associa un aumento del 3,5% degli investimenti in impianti e macchinari, una performance migliore dell’1,5% della media Ue. Nel dettaglio il trend in Italia sovraperforma l’aumento dell’1,4% della Spagna, dell’1,1% della Francia mentre, in controtendenza, si registra un ristagno (-0,2%) in Germania. Nel I trimestre 2021 in Italia salgono del 4,4% gli investimenti in mezzi di trasporto.https://www.youtube.com/embed/NfdM0higLo4

Grazie al trend congiunturale positivo degli ultimi tre trimestri, il livello degli investimenti in macchinari e impianti si avvicina ai livelli pre-crisi, segnando un ritardo del 3,3% rispetto al livello dell’ultimo trimestre del 2019, precedente allo scoppio della pandemia. Il ritardo sarà colmato l’anno prossimo: le ultime previsioni della Commissione europea indicano per tutto il 2021 una crescita degli investimenti del 12,4% e per il 2022 dell’8,8%, che raggiungeranno un livello superiore del 3,7% rispetto il 2019.

La propensione ad investire delle imprese è sostenuta dalla trasformazione digitale e l’adozione di tecnologie 4.0. Da maggiori investimenti derivano molteplici effetti positivi sulla crescita economica, sulla produttività, sull’innovazione e sull’efficientamento energetico.

In relazione ai processi di accumulazione di capitale, secondo nostre precedenti analisi, le piccole imprese hanno registrato una performance migliore (+6%) delle medie e grandi (+1,8%).

Tecnologia  e lavoro – Con il recupero degli investimenti, sale anche la quantità e qualità della domanda di lavoro: a giugno 2021 è prevista l’entrata nelle imprese di 173 mila operai specializzati e conduttori di impianti e macchine, di cui il 39,4% è di difficile reperimento. Inoltre, è previsto l’ingresso di oltre 23 mila tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione per i quali più di uno su due (58,4%) è difficile da reperire.

Una analisi dell’Istat sui beneficiari degli incentivi per transizione 4.0 evidenzia che sono proprio le micro imprese che hanno utilizzato il beneficio che mostrano aumenti maggiori dell’occupazione rispetto alle non beneficiarie della stessa classe dimensionale. In generale nelle imprese fino a 50 addetti la maggiore dotazione tecnologica determina una migliore performance occupazionale, mentre le medie e grandi imprese beneficiarie degli incentivi fiscali presentano una performance peggiore della media.

La trasformazione digitale è sostenuta dai fondi europei di Next Generation EU che l’ultima manovra di di bilancio – come evidenziato nelle infografiche di Confartigianato ha utilizzato per prorogare a tutto il 30 giugno 2023, nonché aumentare l’intensità del credito di imposta per gli investimenti in beni strumentali in attuazione del programma Transizione 4.0, con 5,3 miliardi di euro nel 2021 e 6,1 miliardi nel 2022. Per gli investimenti in beni strumentali 4.0 l’intensità del credito di imposta è più elevata per le piccole imprese, con la percentuale del credito che è maggiore per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro.

La ripresa 2021 trainata dagli investimenti è esaminata nel 16° Rapporto annuale ‘R-Esistiamo. Dalla parte delle piccole imprese’ presentato ieri all’Assemblea di Confartigianato. Clicca qui per scaricarlo.

TREND INVESTIMENTI IN MACCHINARI E IMPIANTI NEI PAESI UE  TRA FINE 2020 E INIZIO 2021

IV trim. 2020 e I trim. 2021, var,. % congiunturali – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

INVESTIMENTI IN MACCHINARI E IMPIANTI IN ITALIA TRA 2016 E 2022

2016-2020 e previsioni 2021-2022 – milioni di euro a prezzi costanti 2015 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Commissione europea

VARIAZIONE ADDETTI IMPRESE: BENEFICIARIE MAXI-AMMORTAMENTO 2018 VS TOTALE IMPRESE

var. % 2017-2018 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

STUDI – Le ricadute su economia e imprese del PNRR al centro del 13° report Covid-19 di Confartigianato

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) varato a fine aprile e ora all’esame degli uffici della Commissione europea, mette in campo risorse per 235,1 miliardi di euro, con una dotazione del Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF, Recovery and Resilience Fund) di 191,50 miliardi, di cui 68,9 di sovvenzioni e 122,5 di prestiti, con Spagna e Italia tra i maggiori beneficiari delle risorse per sovvenzioni. Il Piano articola gli interventi in sei missioni 1) Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura 2) Rivoluzione verde e transizione ecologica 3) Infrastrutture per la mobilità sostenibile 4) Istruzione e ricerca 5) Inclusione e coesione 6) Salute, di cui il 51% per le prime due, maggiormente centrate sui target predefiniti dalla Commissione europea su digitalizzazione e transizione green.

I numeri del PNRR e l’impatto sulla crescita e sulle imprese sono stati al centro de webinar di presentazione del 13° rapporto Covid-19 Confartigianato, aperto da Vincenzo Mamoli, Segretario Generale di Confartigianato e concluso da Bruno Panieri Direttore delle Politiche Economiche.

Tra i contenuti del report, presentati da Enrico Quintavalle, Responsabile dell’Ufficio Studi, si evidenzia che il 41% della crescita del valore aggiunto determinata dagli interventi del PNRR si addensa nei settori delle costruzioni, opere edili e immobiliare, interessando una platea di quasi un milione di imprese e 2,2 milioni di addetti, di cui l’88% impiegati in micro e piccole imprese. Sul settore ricadono i benefici del superbonus del 110% – si tratta del terzo intervento più rilevante per risorse impiegate, dopo quelli su ferrovie e transizione digitale – su cui sono dirottate risorse per oltre 18 miliardi di euro. Nel report sono evidenziate le ultime tendenze del quadro macroeconomico e della congiuntura nella primavera 2021, con particolare attenzione a investimenti, export, produzione manifatturiera e delle costruzioni, vendite al dettaglio e ai mercati del lavoro e del credito.

Nel focus territoriale di Licia Redolfi dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, si evidenzia la distribuzione sul territorio e la vocazione artigiana dalla filiera maggiormente sollecitata dagli interventi del PNRR, con le imprese artigiane che rappresentano il 43,9% del totale del cluster. Più di metà delle imprese sono artigiane in Valle d’Aosta con una quota del 61,2%, Trentino Alto Adige con 56,6%, Liguria con 54,4%, Friuli Venezia Giulia con 52,8%, Sardegna con 51,1% e Piemonte con 50,7%. Nella sezione territoriale del 13° report sono esaminate, tra l’altro, le più recenti evidenze su mercato del lavoro, demografia d’impresa, perimetro delle MPI interessate dall’escalation dei prezzi delle materie prime e indicatori di mobilità verso i negozi.

Il 13° report Covid-19 di Confartigianato ‘Economia, MPI e varo del PNRR nella primavera 2021’. Clicca qui per scaricarlo.

DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE PNRR; I PRIMI 20 AMBITI

Totale 2021-2026, miliardi di euro – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Governo, PNRR

INCIDENZA IMPRESE ARTIGIANE NELLA FILIERA DELLE COSTRUZIONI PER SEGMENTO PER REGIONE E RIPARTIZIONE

Anno 2020- % imprese artigiane su totale imprese registrate – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-Infocamere

STUDI – Wedding, nei settori interessati attive 562 mila imprese, 38% sono artigiane. Con Covid-19 matrimoni dimezzati (-46%)

Nel cronoprogramma delle riaperture varato dal Governo, dal prossimo 15 giugno saranno possibili, anche al chiuso, le feste e i ricevimenti successivi a cerimonie civili o religiose, tramite uso della “certificazione verde”.

Il settore del wedding ha subito pesanti effetti della crisi Covid-19 a causa dei provvedimenti introdotti per il contenimento del virus, a livello nazionale e locale. Inoltre le imprese operanti in questo segmento sono state ulteriormente penalizzate – seppur con intensità differenti –  dal crollo di eventi, congressi, fiere e delle attività culturali e di attrazione turistica, come documentato in una nostra precedente analisi.

Nel 2020 in Italia sono stati celebrati 96.687 matrimoni, numero dimezzato (-45,7%), rispetto ai 184 mila dell’anno pre pandemia (2019), accelerando il trend di decrescita degli ultimi anni.

Le regioni che nell’anno pandemico rispetto al 2019 registrano una più accentuata riduzione del numero di matrimoni celebrati sono: Basilicata (-70,7%), Puglia (-59,5%), Calabria (-57,9%), Molise (-56,8%), Campania (-56,0%) e Abruzzo (-54,1%).

Prendendo a riferimento i dati del periodo pre Covid-19 si osserva che i mesi di maggior addensamento delle celebrazioni di matrimoni sono quelli estivi: da giugno a settembre 2019 sono state celebrate 3 unioni matrimoniali su 5 (60,2%).

Il comparto delle cerimonie e wedding comprende imprese che operano in differenti ambiti di attività: Organizzazione, Location, catering e intrattenimento; Partecipazioni, fotografi e videomaker; Capelli, abiti, fedi e accessori; e Fiori, bomboniere, lista nozze e viaggi di nozze, con un peso variabile delle attività relative a matrimoni e cerimonie sul fatturato totale. All’interno di questi 5 ambiti si individuano 30 settori economici di cui alcuni sono fortemente specializzati, con una più accentuata dipendenza dall’andamento di queste cerimonie ed eventi:  agenzie matrimoniali e che organizzano feste e cerimonie, wedding planner, musicisti, cantanti e disc-jockey, imprese che realizzano bomboniere e fotografi.

Nel perimetro dei settori interessati dalla domanda di beni  e servizi per cerimonie e wedding  – una analisi predisposta in collaborazione con l’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia – si contano 561.651 imprese, pari al 9,2% dell’intero sistema imprenditoriale. Quasi due imprese su cinque del settore – 214.938 unità, pari al 38,3% – sono imprese artigiane. Tra i settori in esame, quelli a più elevata vocazione artigiana sono: Servizi dei parrucchieri e di altri trattamenti estetici (86,5%), Attività fotografiche (76,4%), Oreficeria gioielleria orologeria (75,5%), Produzione di pasticceria fresca (72,3%), Trasporto mediante noleggio di autovetture da rimessa con conducente (71,9%), Gelaterie e pasticcerie (69,8%), Fabbricazione di altri articoli, quali cesti floreali, bouquet e corone di fiori artificiali o secchi, colorazione di fiori, candele, etc. (64,9%), Confezione di altro abbigliamento esterno (59,2%), Confezioni varie e accessori per l’abbigliamento (59,0%), Legatoria e servizi annessi (56,6%), Altra stampa (56,1%) e Attività dei disegnatori grafici (55,6%).

Nelle imprese dei settori potenzialmente coinvolti in cerimonie e wedding lavorano complessivamente 1.682.291 addetti, pari al 9,4% degli addetti totali e la dimensione media di queste imprese è di 2,6 addetti per impresa, in linea con la dimensione media dell’intero sistema produttivo (2,8 addetti/impresa).

Le imprese del comparto del wedding hanno un peso sull’economia del territorio più elevato nelle Marche (11,6%), Toscana (11,5%), Valle d’Aosta (11,1%), Abruzzo (10,1%), Campania (10,1%) e Friuli-Venezia Giulia (10,0%).

Sulla base delle nostre rilevazioni molti dei settori rientranti nella perimetrazione del settore del wedding figurano tra quelli che nel 2020, rispetto all’anno pre-crisi (2019), hanno registrato cali di fatturato delle MPI superiori a quello medio del -25,5%: Trasporto persone (-73,8%), Pasticcerie (-36,7%), Moda (tessile, abbigliamento, calzature, occhiali e gioielleria) (-35,9%), Comunicazione: grafici e fotografi (-33,7%) e Area benessere (acconciatori ed estetica) (-33,6%). La dinamica dei matrimoni 2020 per regione e il perimetro territoriale nell’Appendice statistica ‘Imprese e artigianato nei settori interessate da cerimonie e wedding’. Clicca qui per scaricarla.

DINAMICA MATRIMONI 2019-2020 NELLE REGIONI ITALIANE

Var.% 2019-2020 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

PESO IMPRESE SETTORE WEDDING SU ECONOMIA TOTALE PER REGIONE

Anno 2020-incidenza % su totale imprese – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

MATERIE PRIME – Allarme rincari: costano 19,2 mld/anno alle piccole imprese. Ripresa a rischio. Governo intervenga

Sulle speranze di ripresa economica delle piccole imprese incombe il continuo rialzo dei prezzi delle materie prime. L’allarme arriva da Confartigianato. L’Ufficio studi della Confederazione ha rilevato che ad aprile 2021 gli aumenti dei prezzi delle commodities non energetiche sono stati del 33,4% rispetto ad un anno prima, con un’accelerazione dei rincari che a marzo di quest’anno si attestavano al +24% rispetto allo stesso mese del 2020.

Un’impennata che può provocare un effetto dirompente sui costi sopportati dalle piccole imprese manifatturiere italiane per l’acquisto di beni necessari alla produzione: tradotto in denaro, Confartigianato stima un impatto potenziale di 19,2 miliardi di euro in più in un anno a carico di 621.000 artigiani e piccole aziende.

Nel dettaglio, l’aumento dei prezzi delle materie prime sta colpendo il comparto delle costruzioni e i settori manifatturieri di metallurgia, legno, gomma e materie plastiche, mobili, autoveicoli, prodotti in metallo e apparecchiature elettriche. In questi settori operano 621.000 piccole imprese con 1.893.000 addetti, con una elevata presenza dell’artigianato, pari a 435.000 imprese che danno lavoro a 1.047.000 addetti.

Secondo Confartigianato i rincari maggiori si registrano per i metalli di base con +65,7% tra marzo 2020 e marzo 2021. Particolari tensioni per minerale di ferro con rincari annui del +88,1%, seguito da stagno (+77%), rame (+73,4%) e cobalto (+68,4%). E ancora zinco (+46,7%), nickel (+38,5%,), alluminio (+36,%), molibdeno (+32,4%). Allarme anche sul fronte delle materie prime energetiche, i cui prezzi a marzo 2021 aumentano addirittura del 93,6% su base annua.

La fiammata dei prezzi sta mettendo a dura prova gli artigiani e i piccoli imprenditori costretti a comprimere i margini di guadagno o addirittura a rinunciare a lavorare. I continui rincari nel periodo tra l’acquisizione delle commesse e la consegna del prodotto finito erodono il margine di profitto dell’imprenditore fino addirittura ad annullarlo o, nel peggiore dei casi, costringendolo a lavorare in perdita. Tra i settori più penalizzati, quello delle costruzioni che rischia di non cogliere le opportunità di rilancio stimolate dal superbonus 110%.

Il Presidente di Confartigianato Marco Granelli chiede l’intervento immediato del Governo. In una lettera inviata ieri al Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha sollecitato “forte attenzione al fenomeno e la messa in campo degli strumenti che possano rimettere in equilibrio domanda e offerta, nel rispetto della concorrenza e delle norme che ne regolano le restrizioni”. “Serve un’iniziativa rapida. Le nostre imprese – sottolinea il Presidente di Confartigianato – stanno vivendo una situazione grave e paradossale. Proprio mentre cercano di riagganciare la ripresa, devono fare i conti con materie prime carissime e introvabili, forniture negate dai grossisti, esaurimento delle scorte, tempi di consegna lunghissimi. Tutto questo, oltre a provocare un incremento dei prezzi al consumo, rischia di compromettere la ripresa, comprimendo la creazione di valore aggiunto delle imprese manifatturiere, settore dove l’Italia è al secondo posto nell’UE con un’alta dipendenza dall’estero di energia e materie prime”.

L’emergenza dei rincari delle materie prime nel settore costruzioni viene così denunciata dal Presidente di Anaepa Confartigianato Arnaldo Redaelli: “Il problema del caro prezzi sta diventando ogni giorno più insostenibile per le imprese dell’edilizia, in particolare per le quelle artigiane e di piccole dimensioni, che rischiano di vedere compromessa la loro situazione lavorativa. Si tratta di una dinamica di mercato ingiustificata e incontrollata che pesa negativamente in un contesto già in forte sofferenza nell’ultimo anno a causa dell’emergenza sanitaria. Sia i contratti pubblici che quelli privati rischiano di non risultare più economicamente sostenibili da parte delle imprese, nonostante gli enormi sforzi per far fronte agli impegni assunti. Negli appalti pubblici, l’attuale Codice non prevede adeguate revisioni prezzi mentre andrebbe reintrodotto, come nel passato, il meccanismo di compensazione alle imprese in caso di aumenti dei materiali superiori al 10% accertati dal direttore dei lavori, in base al DL n. 162/2008. Per quanto concerne invece i lavori privati è auspicabile una revisione rapida e univoca dei prezzari regionali, con un adeguamento che possa tutelare imprese e committenza già legate a preventivi e/o a contratti stipulati. Ci appelliamo pertanto al Governo e alle Istituzioni preposte affinchè mettano in campo misure urgenti ed efficaci”.

Altrettanto preoccupante la situazione per le imprese della meccanica, come sottolinea Federico Boin, Presidente della Federazione Meccanica di Confartigianato: “Purtroppo il rincaro delle materie prime e la loro attuale difficile reperibilità stanno mettendo in crisi il comparto della subfornitura meccanica che invece stava evidenziando, da inizio anno, importanti e concreti segnali di ripresa. La spinta verso il digitale, l’innovazione ed il forte incentivo giunto dal piano Impresa 4.0 stanno permettendo alle imprese di essere più reattive su un mercato che richiede sempre più flessibilità e velocità nelle risposte al cliente. Come Federazione Meccanica chiediamo al Governo di mettere in atto le opportune azioni correttive sia sul fronte degli appalti pubblici che privati, altrimenti saremo costretti ad intervenire sul livello contrattuale con fornitori e clienti”.

Da parte sua, Giovanni Battista Sarnico, Presidente della Federazione Legno Arredo di Confartigianato denuncia: “Il rincaro della materia prima legnosa e dei semilavorati sta creando grandi difficoltà ai settori del serramento e dell’arredo. Un rincaro così pesante e repentino non si vedeva da anni. Purtroppo dipendiamo troppo dalla materia prima straniera che è sottoposta a continue bolle speculative. Dobbiamo ridare mercato al legname nazionale e riportare nel giusto alveo le importazioni di legname dall’estero. Solo così possiamo rafforzare la nostra filiera foresta legno, le imprese e le comunità che vi operano. Come Federazione Legno Arredo chiediamo al Governo di intervenire subito per calmierare questa bolla e alle imprese di prestare molta attenzione agli aspetti contrattuali”.

STUDI – L’escalation dei prezzi delle materie prime, una gelata di primavera sulla ripresa 2021 nel report di Confartigianato

L’analisi dei dati dell’ultimo Bollettino economico della Bce conferma l’escalation dei prezzi delle materie prime: ad aprile 2021 quelle non energetiche, valutate in euro, registrano prezzi in salita del 33,4% rispetto ad un anno prima (era +24% a marzo) e quelle non alimentari arrivano a crescere del 51,4%. Il confronto su base annua risente del crollo dei prezzi durante il lockdown di primavera del 2020, ma l’aumento rimane elevato, attorno al +37% per le commodities non alimentari, anche se confrontato i livelli di sei mesi pria (ottobre 2020) o con quelli pre Covid di febbraio 2020.

L’allarme delle imprese per la bolla dei prezzi delle commodities è stato espresso nelle scorse settimane in una intervista su ‘Il Sole 24 Ore’ del Presidente Marco Granelli e in una lettera inviata da Confartigianato Meccanica al Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgietti.

Le ultime tendenze dei segnali di prezzo delle commodities sono contenute nel report pubblicato oggi dall’Ufficio Studi di Confartigianato, nel quale si esamina l’estensione delle aspettative rialziste nella manifattura e nelle costruzioni, le concause e le conseguenze della bolla, una gelata di primavera sulla fragile ripresa dell’economia italiana che coinvolge una ampia platea di MPI.

La spinta dei costi e le MPI nei settori sotto stress – Con una analisi controfattuale contenuta nel report si stima il valore economico di uno shock da costi che interessa  621 mila micro e piccole imprese (MPI) con 1 milione 893 mila addetti operanti nei settori sotto stress per gli aumenti dei prezzi delle materie prime: le costruzioni e i settori manifatturieri della metallurgia, legno gomma e materie plastiche, mobili, autoveicoli, prodotti in metallo e apparecchiature elettriche. All’interno di questo perimetro si riscontra una elevata presenza dell’artigianato, con 435 mila imprese artigiane che danno lavoro a 1 milione 47 mila addetti, pari al 38,8% dell’occupazione e al 55,3% degli addetti delle MPI.

Nonostante le analisi della Bce evidenzino la natura temporanea degli effetti sull’inflazione, si moltiplicano i segnali su scala globale di surriscaldamento dei prezzi: ad aprile 2021 i prezzi alla produzione in Cina salgono del 6,8% (+4,4% a marzo), negli Usa il tasso di inflazione balza al +4,2% (+2,6% a marzo), in Germania supera il limite del 2% (+2,1%, era +2 a marzo).

L’analisi nell’Elaborazione Flash ‘Escalation dei prezzi delle materie prime, la gelata della primavera 2021 sulla ripresa’, e nell’Appendice statistica, predisposta in collaborazione con Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia,  i dati sulle MPI e le imprese artigiane nei settori sotto pressione per regione e provincia. Clicca qui per scaricarla. Alcune anticipazioni dello studio di Confartigianato questa settimana su QE-Quotidiano Energia.

TREND PREZZI COMMODITIES ALIMENTARI, NON ALIMENTARI E NON ENERGETICHE NEGLI ULTIMI DUE ANNI

maggio 2019-aprile 2021. Variazioni percentuale tendenziale, prezzi ponderati in base all’utilizzo – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Bce

STUDI – Tipografi e fotografi, nel 2020 calo ricavi per 2,5 miliardi euro. Nel settore 25 mila imprese artigiane, 63% del totale

La attività di tipografi e fotografi a fine 2020 contano 39.402 imprese e rappresentano un settore ad alta vocazione artigiana: le 24.702 imprese artigiane sono il 62,7% del totale, quota tripla rispetto al 21,2% del totale economia. Sono 25.662 i tipografi (55,3% nell’artigianato, pari a 14.198 imprese) e 13.740 i fotografi (76,4% nell’artigianato, pari a 10.504 imprese).

In termini occupazionali le imprese della tipografia e fotografia sommano 112.992 addetti e ben 8 su 10 (82,6%) sono in MPI con meno di 50 addetti, per un totale di 93.329 addetti. Nel dettaglio si riferiscono ai tipografi 93.712 addetti, otto su dieci (79,5%) in MPI (74.461 addetti) mentre ai fotografi afferiscono 19.280 addetti, quasi interamente (97,9%) in MPI (18.868 addetti).

I fattori alla base della crisi del settore – Le attività in esame sono state duramente colpite dalla crisi Covid-19. A seguito delle restrizioni alla mobilità e all’aggregazione per combattere l’epidemia si sono drasticamente ridotti eventi pubblici e celebrazioni quali battesimi, cresime, comunioni, si è registrato il dimezzamento (-47,5%) dei matrimoni, una riduzione al ritmo di 239 nozze in meno al giorno. Nella crisi si è registrato un forte calo, pari al -14,1%, delle vendite al dettaglio dei prodotti di cartoleria, libri, giornali e riviste acuendo la crisi dell’editoria tradizionale innescata dalla crescita strutturale della fruizione digitale dei contenuti.

Il settore ha risento anche delle difficoltà del settore della pubblicità – che interessa la produzione di volantini, depliant, cataloghi e la realizzazione di shooting fotografici e della progettazione grafica –  il cui fatturato è diminuito nel 2020 del 15,7%. La riduzione delle attività di comunicazione ha risentito  del forte calo delle vendite al dettaglio (-5,4% con -12,2% per quelle non alimentari) e del turismo, sia per vacanza e per lavoro: si sono dimezzate (-53,3%) le presenze turistiche e crollate di oltre due terzi (-67,9%) quelle per viaggi di lavoro collegati a convegni, congressi, fiere e meeting aziendali.

L’aggiornamento di inizio 2021 della survey di Confartigianato ‘Effetti del coronavirus sulle MPI’  predisposta in collaborazione con l’Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia – mette in evidenza che le MPI della comunicazione – che si occupano di grafica e fotografia – registrano per il fatturato del 2020 un taglio di un terzo (-33,7%) rispetto all’anno precedente, una riduzione di oltre otto punti più intensa del totale delle MPI (-25,5%). Tenuto conto che le MPI contribuiscono per quasi i due terzi al fatturato del settore, si stima che le micro e piccole imprese che svolgono attività di tipografi e fotografi abbiano registrato una perdita di ricavi nel 2020 di 2.507 milioni di euro, di cui 2.268 milioni per i tipografi e 239 milioni per i fotografi.

La survey di Confartigianato evidenzia che metà (50,2%) delle MPI sono incerte sul futuro andamento del mercato per cui non sanno rispondere sul se e quando verranno recuperati i livelli di fatturato pre-emergenza Covid-19: rientrano in questo raggruppamento di imprese le MPI della comunicazione che si occupano di grafica e fotografia insieme al Trasporto delle persone, all’Area benessere e alla Moda, tutti settori maggiormente colpiti dalla crisi.

Le recenti tendenze congiunturali nei settori delle MPI nel 12° report Covid-19 di Confartigianato ‘Prove di ripresa. Terza ondata e prospettive post pandemia per imprese e territori’. Clicca qui per scaricarlo.

MATRIMONI NEL 2020 E 2019, PER MESE E RELATIVA DINAMICA

Dati mensili 2020 e 2019, variazione % rispetto a stesso mese del 2019 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

ALCUNE VARIABILI CHE HANNO INFLUENZATO IL CALO DI ATTIVITÀ DI FOTOGRAFI E TIPOGRAFI

Anno 2020, variazione % su 2019 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

STUDI – PNRR e crescita:+15,6 punti PIL in sei anni, effetti più accentuati sul sistema casa

I dati dei conti nazionali pubblicati la scorsa settimana evidenziano il divario di crescita tra le due sponde dell’Atlantico: nel primo trimestre 2021 il PIL in Italia ed Unione europea cala dello 0,4% mentre il PIL Usa segna un balzo del +6,4%. In parallelo è ampio il gap delle vaccinazioni, con un tasso che al 1° maggio in Italia – nonostante il raggiungimento del target di 500 mila vaccinazioni – è al 23,7% e nell’Unione europea al 24,2%, circa venti punti sotto al 43,7% registrato negli Stati Uniti. Dopo l’escalation di contagi determinati dalla variante indiana, va ricordato che una limitata efficacia dei vaccini su varianti del Covid-19 è un rischio valutato pari a 1,4 punti di PIL per quest’anno e 1,7 punti nel prossimo.

Un’accelerazione della crescita nei prossimi anni per l’Italia arriverà dagli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), documento varato il 26 aprile e già ricevuto dalla Commissione europea. A fronte di risorse complessive del Piano per 235,6 miliardi di euro nel periodo 2021-2026, si osserva una maggiore crescita del PIL di 0,5 punti per quest’anno per arrivare a 3,6 punti nel 2026, cumulando nel periodo 15,6 punti di PIL in più rispetto allo scenario base. Il Piano accentua l’effetto moltiplicativo degli interventi: nei sei anni il PNRR cumula una maggiore crescita di 4,9 punti rispetto all’impatto della prima versione del Piano inviata alle Camere a metà gennaio. A determinare la maggiore crescita si sommano l’effetto di domanda delle maggiori spese per la costruzione e messa in opera degli investimenti pubblici e gli effetti di più lungo periodo sul PIL potenziale ed effettivo stimolati dal maggiore dotazione di capitale pubblico, in particolare quello per le infrastrutture.

Per tipologia di spesa, Le risorse addizionali degli interventi del Piano sono riferite per il 32,6% a investimenti per lavori di costruzione ed opere di edilizia civile, il 18,7% ad incentivi alle imprese, il 12,4%  a prodotti informatici, elettronici ed ottici, il 6,9% ad altri mezzi di trasporto, il 6,6% a servizi di istruzione, il 6,2% a servizi di ricerca e sviluppo scientifici e il 5% a trasferimenti alle famiglie. In chiave settoriale, il contributo più consistente alla crescita del valore aggiunto si rileva nel settore delle costruzioni con 3,3 punti, seguito da attività immobiliari con 2,8 punti, commercio al dettaglio con 2,7 punti, commercio all’ingrosso con 1,3 punti e istruzione con 1,0 punti.

Un impulso alla creazione di valore nella filiera dell’edilizia – dove operano 987 mila imprese con 2 milioni 194 mila addetti – arriva dal superbonus del 110%, per il quale l’ultima versione del Piano assegna risorse per 18,53 miliardi di euro; nella comparazione tra gli ambiti di intervento del PNRR, i 13,81 miliardi di euro per l’efficienza energetica degli edifici – ulteriori 4,72 miliardi di euro su questa posta arrivano dalla programmazione complementare al PNRR – rappresentano il terzo importo più rilevante, dopo quello per la rete ferroviaria (24,77 miliardi) e la transizione 4.0 (13,97 miliardi).

Un rilevante impulso alla crescita deriva dalle riforme. Gli interventi di riforma della Pubblica amministrazione (Pa), della giustizia e della concorrenza nel lungo periodo generano una maggiore crescita per 3,3 punti di PIL; il 70% dell’impulso macroeconomico arriva dalla riorganizzazione dei processi della Pa mentre le riforme di giustizia e concorrenza determinano ciascuna il 15% della maggiore crescita.

L’analisi dell’Ufficio Studi oggi su QE-Quotidiano Energia

IMPATTO SUL PIL DEL PNRR: VERSIONI GENNAIO 2021 E APRILE 2021 A CONFRONTO

2021-2026 – scostamenti percentuali rispetto allo scenario base, indice 2020=100 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Governo italiano

EFFETTI SUL PIL DELLE RIFORME NEL LUNGO PERIODO

scostamenti percentuali rispetto allo scenario base – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Governo italiano

STUDI – Made in Italy, i segnali a inizio 2021. Export di MPI: i 53 casi territoriali in controtendenza nell’anno della pandemia

Per una pronta ripresa dell’economia italiana è necessaria la spinta della domanda estera. Secondo l’ultimo rapporto ICE – Prometeia nel 2021 il volume delle importazioni  mondiali  di manufatti sale del 7,6%, con un’ulteriore crescita del 5,3% nel 2022. Dopo il calo del 13,8% del volume delle esportazioni totali registrato nel 2020, le recenti previsioni del DEF 2021 indicano per quest’anno un aumento delle vendite del made in Italy dell’8,2%, che si consolida con un aumento del 5,7% nel 2022; con l’ulteriore aumento del 3,9%, nel 2023 le esportazioni supereranno i livelli del 2019, precedenti allo scoppio della pandemia.

A inizio 2021 trend del made in Italy incerto, attese favorevoli – Nel primo scorcio del 2021 si colgono alcuni segnali, anche se ancora deboli, di ripresa: a febbraio l’export di beni registra un moderato aumento su base mensile (+0,3%), determinato dalle vendite verso i paesi dell’area Ue, mentre le stime preliminari di marzo 2021 indicano un aumento congiunturale del 2,5% dell’export nei paesi extra Ue 27.

Nel trimestre febbraio 2021-dicembre 2020 i volumi dei beni esportati in Italia salgono dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, in linea con Eurozona, segnando un ritardo rispetto a Stati Uniti (+2%) e Giappone (+3,2%), mentre traina la ripresa dell’export mondiale (+2,9%) le economia avanzate dell’Asia (escluso Giappone (+7,6%) e la Cina (+10,7%).

L’indagine qualitativa dell’Istat sulle imprese manifatturiere delinea una prospettiva di rafforzamento della domanda estera. Nel primo trimestre 2021 segnano un rialzo dei giudizi e delle attese sul fatturato estero delle imprese manifatturiere esportatrici (i primi con un saldo in salita  da +0,3 a +4,2 e i secondi da +7,1 a +7,5), mentre ad aprile 2021 i giudizi sugli ordini dall’estero segnano il quinto incremento mensile consecutivo.

Export nei settori di MPI nel territorio nel 2020 – Il 2020 è stato un anno difficile per la manifattura italiana, nel quale si è perso il 10% di vendite all’estero. Risultato negativo più marcato per l’export nei settori di micro piccola impresa – alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altra manifattura – che nell’anno della pandemia segna una riduzione del 13,1%. Tra i settori di MPI si osserva una dinamica positiva solo per le vendite oltre confine di Prodotti alimentari (+2,7%); al contrario si rilevano contrazioni più accentuate dei ricavi esteri per i Prodotti moda, dall’occhialeria alle calzature: Prodotti delle altre industrie manifatturiere (-21,1%), Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili (-20,8%), Prodotti tessili (-19,7%) e Articoli di abbigliamento (-18,3%). In chiave territoriale nessuna tra le maggiori regioni segna un incremento dell’export di MPI mentre tra le province si rilevano performance positive a Salerno (+12,7%), Parma (+3,1%), Verona (+1,5%) e Bolzano (+0,1%).

I 53 casi in controtendenza – L’analisi territoriale, realizzata in collaborazione con l’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia e presentata nel webinar di presentazione del 12° report Covid-19, evidenzia che nonostante la diffusa dinamica negativa dell’export dei settori di micro-piccola impresa della moda, legno-arredo, metalli e altra manifatture, che comprendono gioielleria e occhialeria, si evidenziano alcune significative eccezioni. Vi sono 53 province in controtendenza con almeno una variazione positiva in uno dei quattro macro settori di moda, legno-arredo, metalli e altra manifattura che a livello nazionale segnano una riduzione dell’export nel 2020: queste nicchie di settore-territorio pesano per il 9,6% dell’export complessivo dei quattro comparti in esame.

Tra le principali province, con una quota dell’export settoriale superiore all’1% – si rilevano trend di crescita delle vendite sui mercati esteri di Prodotti della moda (tessile, abbigliamento e calzature) per le province di Arezzo (+8,9%) e Verona (+8,1%); per Prodotti in legno e per l’arredo per le province di Forlì-Cesena (+13,6%), Piacenza (+10,0%) e Pesaro e Urbino (+1%); per i Metalli per le province di Treviso (+6,8%) e Bolzano (+3,1%) e per gli Altri prodotti manifatturieri per le province di Bologna (+12,1%), Roma (+9,4%),Torino (+9,3%) e Piacenza (+1%).

I dati per territorio sono disponibili in “Appendice statistica – Credito, Occupazione ed Export dei Settori di MPI – 12° report Covid-19”. Clicca qui per scaricarla.

TREND VOLUME ESPORTAZIONI PER AREE E MAGGIORI ECONOMIE

Var. % febbraio 2021-dicembre 2020 rispetto settembre-novembre 2020, dati destagionalizzati – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e CPB

DINAMICA EXPORT SETTORI A MAGGIOR CONCENTRAZIONE DI MPI NELLE REGIONI ITALIANE

Var.% 2019-2020 – in azzurro prov. con peso su totale export < 1% – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

DINAMICA EXPORT SETTORI A MAGGIOR CONCENTRAZIONE DI MPI NELLE PRINCIPALI PROVINCE

Var.% 2019-2020 – province. con peso su totale export >1% – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

PROVINCE CON DINAMICHE POSITIVE EXPORT 2020 PRODOTTI MPI

Principali prov. per dinamiche positive vendite all’estero per tipologie di prod. Realizzate nei settori di MPI – var. %v 2019-2020 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

STUDI – Con carenza liquidità salgono i prestiti MPI: +6,6%. Nel DEF annunciati gli interventi richiesti da Confartigianato

Il crollo dei ricavi conseguente allo shock da pandemia ha generato una crisi di liquidità senza precedenti. Sulla base dell’analisi statistica del Dipartimento delle politiche fiscali del Mef sulla fatturazione elettronica e del calo dell’export si stima un perdita di ricavi per le imprese italiane non inferiore a 400 miliardi di euro. A seguito di questo straordinario prosciugamento dei fondi liquidi provenienti dalla clientela, più di un terzo (34,1%) delle imprese rimane esposta, almeno fino all’estate, a seri problemi di liquidità. Il persistere degli effetti negativi sulla liquidità delle imprese conseguenti alla pesante e prolungata flessione del fatturato emerge anche dalle indicazioni raccolta dal panel di esperti Confartigianato sulla finanza d’impresa e contenute nella 4° edizione dell’Osservatorio Credito Covid-19 .

Gli interventi pubblici per contrastare la carenza di fondi liquidi sono stati ingenti. Secondo l’ultimo report della Task force le moratorie a favore di società non finanziarie riguardano prestiti per circa 130 miliardi di euro, mentre al 6 aprile 2021 sono oltre 1,8 milioni le richieste di garanzie pervenute al Fondo di Garanzia sui finanziamenti in favore di imprese per un importo complessivo di 152,6 miliardi di euro. Nel confronto internazionale proposto dal think tank indipendente Bruegel, il volume di garanzie legate all’emergenza Covid-19, in rapporto al PIL, in Germania è pari all’1%, in Francia e Regno Unito al 5%, in Italia all’8% e in Spagna al 9%. Le imprese hanno sostituito i fondi liquidi provenienti dal ciclo dei ricavi con prestiti bancari. Secondo il report mensile ‘Moneta e banche’ di Banca d’Italia pubblicato martedì scorso, a febbraio 2021 i prestiti alle imprese sono in aumento del 7,6% (+7,3% nel mese precedente). Nel Bollettino economico della nostra banca centrale pubblicato venerdì scorso, si evidenzia che nel secondo semestre del 2020 aumenta la domanda di fondi coperti da garanzia, a fronte di una domanda sostanzialmente invariata per i prestiti non garantiti. Va ricordato che la sostituzione di liquidità proveniente dai pagamenti dei clienti con prestiti bancari influisce negativamente sugli oneri finanziari e la creazione di valore aggiunto, mentre il maggiore indebitamento richiederà del tempo per essere completamente riassorbito dai bilanci delle imprese. L’economia italiana rimane imbrigliata da un eccesso di risparmio: mentre nel 2020 la spesa per consumi e investimenti si riduce di 157 miliardi di euro, negli ultimi dodici mesi i depositi bancari di famiglie e imprese sono aumentati di 162,3 miliardi di euro.

A fronte dei tempi lunghi necessari per superare la crisi di liquidità, il mondo delle imprese è preoccupato rispetto alle tensioni che si genereranno a fronte di una attenuazione degli interventi. A seguito della necessità di nuove moratorie, della proroga di quelle in essere e delle garanzie sui prestiti e del prolungamento da 6 a 15 anni dei tempi di rimborso, come recentemente evidenziato da Confartigianato, nel Documento di economia e finanza varato giovedì scorso si indica che nel prossimo decreto legge, contenente nuove misure per il sostegno alle imprese e il rilancio dell’economia, “sarà estesa e rafforzata la scadenza del regime di garanzia dello Stato sui prestiti, così come la moratoria ex lege sui prestiti delle Piccole e Medie Imprese”. L’analisi dell’Ufficio Studi nella rubrica ‘Imprese ed energia’ su QE-Quotidiano energia.

Il trend del credito per dimensione di impresa – La crescita dei prestiti in Italia risulta meno vivace per le imprese di minor dimensione: a dicembre 2020 i prestiti alle piccole imprese aumentano del 6,6%, performance migliore rispetto al +5,6% della precedente rilevazione di settembre 2020, ma sono ancora in ritardo rispetto al totale delle imprese i cui prestiti crescono dell’8,4% (anch’essi in miglioramento rispetto al +6,9% di tre mesi prima).https://www.youtube.com/embed/xF1oOsIdnyI

I dati di dettaglio territoriale evidenziano un aumento diffuso dei prestiti alle piccole imprese con le crescite più importanti, superiori al +10%, per sei delle otto regioni del Mezzogiorno (complessivamente il 18,7% dei prestiti alle piccole imprese) in cui le piccole imprese mostrano inoltre anche una performance migliore rispetto al totale delle imprese: Campania +12,3% (+2,1 punti percentuali rispetto al +10,2% del totale imprese), Sicilia +11,3% (+3,6 punti rispetto al +7,7% del totale imprese), Puglia +11,0% (+3,3 punti rispetto al +7,7% del totale imprese), Calabria +10,8% (+3,2 punti rispetto al +7,6% del totale imprese), Sardegna +10,4% (+1,6 punti rispetto al +8,8% del totale imprese), Basilicata +10,3% (+2,6 punti rispetto al +7,7% del totale imprese). I territori con le minori crescite di prestiti alle piccole imprese sono la Provincia Autonoma di Trento con il +1,4% e la Provincia Autonoma di Bolzano ed il Veneto, entrambi a +3,4%, dato quasi dimezzato rispetto alla media nazionale.

I dati per territorio sono disponibili in “Appendice statistica – Credito, Occupazione ed Export dei Settori di MPI – 12° report Covid-19”. Clicca qui per scaricarla.

SERIE STORICA DELLA DINAMICA TRIMESTRALE DEI PRESTITI BANCARI ALLE PICCOLE IMPRESE ED AL TOTALE IMPRESE*

Marzo 2012 (inizio serie)-dicembre 2020. Variazioni % tendenziali corrette – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d’Italia

DINAMICA DEI PRESTITI BANCARI ALLE PICCOLE IMPRESE E AL TOTALE IMPRESE* PER REGIONE

Dicembre 2020. Variazioni percentuali tendenziali corrette. Pallino verde: mpi var.% > var.% tot. imprese – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d’Italia

STUDI – Congiuntura e pandemia. Crisi della moda italiana pesa 3,6 volte quella del calcio europeo, edilizia più resiliente

Dopo tredici mesi di pandemia il sistema produttivo italiano sta consolidando una reazione, ma nel contempo persistono i segnali di stress di una lunga recessione, come ha evidenziato Confartigianato nel corso dell’audizione sul DEF 2021 e durante l’incontro con il Presidente del Consiglio Mario Draghi e le parti sociali sul Recovery Plan.

Le imprese, a cui mancano all’appello oltre 400 miliardi di ricavi per il 2020, sono ancora strette nella morsa della crisi di liquidità. La moda è il comparto manifatturiero che ha maggiormente sofferto gli effetti della recessione. La caduta dei ricavi nel Tessile Abbigliamento Calzature è del 22% di intensità doppia della media delle imprese, con minori vendite per 17,9 miliardi di euro: la sola moda italiana registra una perdita di ricavi che è 3,6 volte quella stimata per le stagioni 2019/20 e 2020/21 per le squadre di football dei principali campionati europei, interessate dalla ‘guerra del calcio’ scoppiata in questi giorni.

I segnali di ripresa si associano ad un tono congiunturale che nel complesso rimane debole. A febbraio 2021 l’export – al netto dell’energia – segna un aumento dello 0,3% rispetto a gennaio, ma nell’ultimo trimestre ristagnano (-0,2%) rispetto al trimestre precedente; nei primi due mesi del 2021 le vendite all’estero rimangono inferiori del 5,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A febbraio 2021 la produzione manifatturiera sale dello 0,4% rispetto a gennaio, consolidando una crescita congiunturale dello 0,5% nell’ultimo trimestre; nel complesso dei primi due mesi del 2021 l’attività è dell’1,4% al di sotto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Si consolida la resilienza delle costruzioni, già evidenziata nel 12° report Covid-19 di Confartigianato ‘Prove di ripresa. Terza ondata e prospettive post pandemia per imprese e territori’ pubblicato la scorsa settimana (clicca qui per scaricarlo). L’analisi dei dati pubblicati oggi dall’Istat evidenzia a febbraio 2021 un aumento dell’1,4% della produzione delle imprese dell’edilizia e dell’installazione di impianti rispetto a gennaio, mentre nel primo bimestre dell’anno l’attività si mantiene sopra dell’1,5% allo stesso periodo del 2020, precedente allo scoppio della pandemia.

Sul fronte dei servizi, le vendite al dettaglio nei primi due mesi del 2021 scendono del 7,7%, con una maggiore accentuazione per il comparto no food (-12,4%). Anche nella distribuzione cali più pesanti per le vendite dei prodotti della moda, con un calo del 26,6% per calzature e articoli in cuoio e del 24,6% per abbigliamento e pellicceria.

Restrizioni alla mobilità e chiusure di attività di produzione e al dettaglio hanno generato enormi spazi di mercato all’e-commerce. Dopo il boom del 34,6% dello scorso anno, le vendite via commercio elettronico consolidano la crescita, salendo del 37,2% nel primo bimestre del 2021.

Quella dell’e-commerce è una sfida colta anche dalle piccole imprese: in reazione all’emergenza sanitaria sono raddoppiate le MPI che vendono in Rete o attraverso il proprio sito di e-commerce, con una diffusa maggiore accentuazione nel Mezzogiorno.

DINAMICA DELLA PRODUZIONE DELLE COSTRUZIONI

Febbraio 2019-febbraio 2021 – variazione percentuale tendenziale – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

DINAMICA DEL VALORE DELLE VENDITE AL DETTAGLIO: PRODOTTI ALIMENTARI E DETTAGLIO PRODOTTI NON ALIMENTARI

Primo bimestre 2021. Variazione cumulata percentuale tendenziale – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat